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Agricoltura rigenerativa

Cos’è l’agricoltura rigenerativa

“Agricoltura organico-rigenerativa” è un termine coniato dallo statunitense Robert Rodale, figlio del pioniere dell’agricoltura organica J.D. Rodale, per identificare un approccio all’agricoltura che va oltre la “semplice” sostenibilità, ponendosi come obbiettivo la rigenerazione dei suoli impoveriti da decenni di pratiche di agricoltura industriale, per ricostituire gli agroecosistemi e i servizi ecosistemici che ne derivano.

Questo obbiettivo viene perseguito tramite l’adozione di una serie di pratiche agricole in realtà già largamente adottate in antichità, quando non esistevano i mezzi agricoli odierni. Queste pratiche tendono a mimare i processi ecosistemici, mirando a chiudere i cicli nutritivi, ad aumentare la diversità biologica e colturale, e ad eliminare l’uso di biocidi.

I vantaggi

Diminuzione shock biotici
Maggiore fertilità
Sequestro di carbonio
Comunità microbiche positive
Diminuzione shock biotici
Maggiore fertilità
Sequestro di carbonio
Comunità microbiche positive

Il risultato, come dimostrato da vari studi ed esperimenti sul campo [1], è un suolo più ricco di materia organica e comunità microbiche, quindi più fertile e con maggiore capacità di resistenza agli shock biotici (da materia vivente) ed abiotici (materia inanimata), e soprattutto la riduzione di alcuni costi sostenuti dagli agricoltori.

Inoltre, se l’agricoltura rigenerativa fosse adottata su tutti i terreni coltivati e i pascoli a livello globale, si sarebbe in grado di sequestrare nel suolo più del 100% delle emissioni di anidride carbonica causate dall’uomo, o “antropogeniche”, invertendo i cambiamenti climatici che minacciano la stabilità del settore agricolo e la sussistenza di milioni di persone che ne dipendono [2, 3].

Per quest’ultimo motivo, l’Unione Europea sta lavorando all’istituzione di incentivi economici per il cosiddetto carbon farming, (letteralmente, “coltivazione del carbonio nel suolo”), incentivi che vedrebbero associato un valore monetario ad un quantitativo standard (1 tonnellata) di carbonio sequestrato nel suolo [4]. Di seguito vengono riportate alcune delle più importanti pratiche agricole rigenerative.

Una delle pratiche più note nell’agricoltura rigenerativa è l’uso di colture di copertura (anche dette cover crops) che ha l’obbiettivo di evitare che il suolo sia lasciato scoperto. Un suolo scoperto e privo di radici infatti sarà soggetto a maggiore traspirazione, ridotta attività microbica e maggiore suscettibilità all’erosione […].

Il sovescio

Il sovescio è una pratica antica che prevede l’interramento di azoto-fissatrici durante la fioritura, per fertilizzare il terreno. Alcuni studi hanno dimostrato che i sovesci, uniti alle colture di copertura, sono in grado di sequestrare più carbonio nel suolo del rimboschimento dei terreni coltivati, oltre a limitare l’attacco di patogeni, prevenire l’erosione del suolo, e aumentarne la ritenzione idrica [5].

Rotazione delle colture

La rotazione delle colture, inoltre, contribuisce a migliorare la struttura del suolo e ad aumentarne l’apporto di sostanza organica, costituendo una prima linea di difesa contro gli agenti patogeni. Analogamente, l’interramento dei residui colturali, invece della rimozione, può migliorare l’attività microbica del suolo, apportando sostanza organica.

Rotazione delle colture

La rotazione delle colture, inoltre, contribuisce a migliorare la struttura del suolo e ad aumentarne l’apporto di sostanza organica, costituendo una prima linea di difesa contro gli agenti patogeni. Analogamente, l’interramento dei residui colturali, invece della rimozione, può migliorare l’attività microbica del suolo, apportando sostanza organica.

Riduzione delle lavorazioni

La riduzione delle lavorazioni (anche detto minimum-tillage, o no-till), aiuta a trattenere la sostanza organica e il carbonio organico del suolo ed evitare il rallentamento dell’attività microbica. Le arature profonde infatti invertono gli strati di terra, provocando l’ossidazione del carbonio presente negli strati inferiori, che viene rilasciato in atmosfera sotto forma di anidride carbonica, alterando il clima.

Arature superficiali (entro i 20 cm) riducono considerevolmente questo problema, ma provocano comunque un disturbo alla biodiversità del sottosuolo, peggiorandone la stratificazione e rallentandone l’attività. Inoltre, il suolo arato e lasciato scoperto è soggetto ad erosione e maggiore evapotraspirazione, quindi più suscettibile a siccità e inondazioni.

Limitando o azzerando le lavorazioni si migliora dunque la struttura nel lungo termine, si evita il rilascio di gas serra climalteranti, si riducono i costi sostenuti per i combustibili e la manodopera, e si previene l’impatto di eventi climatici estremi [1].

Aggiunta di ammendanti

L’aggiunta di ammendanti organici o compostati può migliorare considerevolmente la struttura del suolo, e permettere il sequestro di grandi quantità di carbonio in breve tempo [3]. Il compostato organico misto, inoltre, aumenta la capacità di ritenzione idrica del suolo nonché la sua conducibilità idraulica, prevenendo l’impatto degli eventi climatici estremi su suolo e colture [1].

Aggiunta di ammendanti

L’aggiunta di ammendanti organici o compostati può migliorare considerevolmente la struttura del suolo, e permettere il sequestro di grandi quantità di carbonio in breve tempo [3]. Il compostato organico misto, inoltre, aumenta la capacità di ritenzione idrica del suolo nonché la sua conducibilità idraulica, prevenendo l’impatto degli eventi climatici estremi su suolo e colture [1].

Risultati

Tra i risultati di queste pratiche si contano dunque una maggiore capacità di risposta agli shock biotici (parassiti, patogeni) ed abiotici (siccità, inondazioni, sbalzi di temperatura, etc.) delle colture e del suolo, maggiore fertilità del suolo, e il potenziale di sequestrare grandi quantitativi di carbonio. Inoltre, ulteriore beneficio è dato dall’aumento della sostanza organica del suolo nonché delle comunità microbiche positive (funghi, lieviti e batteri) del suolo.

La salute di queste comunità è fondamentale per la salute delle piante con cui vivono in simbiosi, e per la capacità di queste ultime di assorbire nutrienti, nonché per la capacità del suolo di sequestrare carbonio. Da comunità microbiche sane e abbondanti derivano dunque maggiori resa e resistenza agli shock abiotici. In alcuni casi, si è visto che i suoli gestiti con pratiche di agricoltura organico-rigenerativa arrivano ad avere il 60% in più di biomassa da microorganismi del suolo rispetto ai suoli gestiti in convenzionale.

Non meno importanti sono i benefici economici di queste pratiche. Tra la riduzione dell’uso degli agrochimici e la riduzione delle lavorazioni meccaniche del suolo, in alcuni casi si può risparmiare fino al 60% dei costi di carburante, che si va a sommare al risparmio sull’acquisto dei prodotti fitosanitari e di nutrizione.

È necessario, tuttavia, considerare che l’impatto positivo delle pratiche sopraindicate varia in base al contesto specifico in cui sono implementate. Per massimizzare i benefici dell’agricoltura rigenerativa, è necessaria un’attenta analisi agronomica dell’agroecosistema dell’azienda agricola interessata, per individuare le strategie migliori, o le più fattibili, del caso.

Fattori come il tipo di coltura coltivata, il regime climatico e quello idrico, la composizione del suolo e la domanda sul mercato dei prodotti agricoli possono influenzare considerevolmente la scelta finale delle pratiche agronomiche rigenerative per un’azienda agricola.

I risultati possono vedersi dopo due, tre o cinque anni dall’inizio delle pratiche (in base alle strategie implementate), da cui deriva la necessità di progettazione sul lungo periodo. I benefici potenziali dell’agricoltura rigenerativa sono tuttavia evidenti se si considerano le sfide, economiche e climatiche, cui è sottoposto il settore agricolo odierno.

Reference
  1. Moyer J.; Smith A.; Rui Y.; Hayden J. Regenerative Agriculture and the Soil Carbon Solution. Rodale Institute. 2020
  2. Stanley, P.L.; Rowntree, J.E.; Beede, D.K.; DeLonge, M.S.; Hamm, M.W. Impacts of soil carbon sequestration on life cycle greenhouse gas emissions in Midwestern USA beef finishing systems. Agricultural Systems 2018, 162, 249–258, doi:10.1016/j.agsy.2018.02.003.
  3. Hepperly, P.; Lotter, D.; Ulsh, C.Z.; Seidel, R.; Reider, C. Compost, Manure and Synthetic Fertilizer Influences Crop Yields, Soil Properties, Nitrate Leaching and Crop Nutrient Content. Compost Science & Utilization 2009, 17, 117–126.
  4. European Commission XXX > Doc on carbon credit discussion
  5. Poeplau, C.; Don, A. Carbon sequestration in agricultural soils via cultivation of cover crops – A meta-analysis. Agriculture, Ecosystems & Environment 2015, 200, 33–41, doi:10.1016/j.agee.2014.10.024.

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La piattaforma Analytics

Analytics è lo strumento xFarm pensato per supportare le filiere agroalimentari verso la sostenibilità. La piattaforma permette di avere una visione globale e dettagliata di tutta la filiera, supportando tutti gli stakeholders nelle decisioni strategiche.

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Per avere una visione degli inidicatori ambientali specifici di ogni azienda agricola, abbiamo sviluppato il modulo sostenibilità. Il modulo consente una visione diretta dell’impronta carbonica, dell’impronta idrica, dell’acidificazione e dell’eutrofizzazione. Tramite questo strumento potrai capire l’impatto di ogni operazione svolta, così da adottare pratiche agricole sempre più virtuose.

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